Santarcangelo di Romagna

Santarcangelo è un paese speciale. Sarà forse per la sua doppia anima popolare e nobile. Sarà per le sue tradizioni ancora vive, i monumenti, le misteriose grotte, l’artigianato e le tentazioni di un’ottima cucina.
Il nucleo antico è racchiuso dalla cinta muraria quattrocentesca, e stradine pittoresche s’inerpicano sul colle e si aprono in silenziose piazzette, i luoghi, le cose, le curiosità: la Rocca Malatestiana del ‘300, che contende a Gradara la sede della tragica vicenda di Paolo e Francesca; le grotte tufacee scavate nel ventre dell’intero colle su tre piani sovrapposti; la bottega Marchi: stampe tradizionali su tela e stiratura con mangano del 1600.
Dal 1971 si tiene a Santarcangelo nel mese di luglio il Festival Internazionale del Teatro in Piazza, manifestazione di teatro alternativo. L’11 novembre, San Martino, si tiene una famosa ed antica sagra e la “corsa dei becchi” dove, un tempo, potevano partecipare solo coloro che avevano “le corna”.

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Un’ulteriore manifestazione che si svolge nel centro cittadino è “Balconi Fioriti”: a metà maggio la Piazza Ganganelli e le scalinate si rivestono di piante fiorite.
A Santarcangelo, dagli anni ’90, si è stabilita la più consistente ed artisticamente attiva comunità mutoide d’Europa.

Storia di Santarcangelo

Rocca di Santarcangelo di Romagna

Rocca di Santarcangelo di Romagna

Santarcangelo di Romagna nei tempi romani era denominato “Pagus Acervolanus” o “Acervolanus”. Qui si rifugiarono i primi cristiani perseguitati e, forse, nelle amletiche, antiche grotte tufacee. Comunque, la prima notizia storica su Santarcangelo di Romagna si trova nel Codice Bavaro che cita un “pagus” e la pieve fatta costruire nel secolo X forse sulle fondamenta di un tempio preesistente. La città fu poi soggetta ai vescovi di Ravenna e di Rimini e nell’XI secolo venne fortificata.

La rocca ne è testimonianza ancora tangibile. A cavallo del 1300 si succedette il dominio cesenate con quello riminese e nel 1390 la città fu espugnata da Giovanni Sforza. I Malatesta vi regnarono fino al 1462 quando venne conquistata con un terribile sacco dalle truppe comandate da Federico di Montefeltro. Precedentemente la torre della rocca venne dimezzata. Dal 1503 al 1505, godendo di particolari esenzioni di tributi, Santarcangelo di Romagna fu governata dai veneziani. Dopo essere passata alla famiglia Zampeschi, la città tornò ai vescovi che qui ebbero sede con competenza anche su parte del territorio riminese fino a San Marino.

La città trovò vigore e splendore nel ‘700 quando in particolare venne eletto papa Lorenzo Ganganelli, nato a Santarcangelo che passò alla storia, con il nome di Clemente XIV, per aver soppresso la Compagnia di Gesù. A lui venne dedicato l’arco trionfale ad opera di Cosimo Morelli, che disegnò anche l’antistante piazza. Dal 1863 Santarcangelo di Romagna si fregia del titolo di città. Vi sono nati, tra gli altri, il pittore Guido Cagnacci, il poeta Tonino Guerra, l’attore Paolo Carlini e vi dimorò per lungo tempo lo storico Gioacchino Volpe.

Monumenti e attrazioni di Santarcangelo

Torre dell'Orologio di Santarcangelo

Torre dell’Orologio di Santarcangelo

Santarcangelo di Romagna offre al visitatore curiosità e testimonianze storiche. Il monumento più visitato e certamente non del tutto catalogato, sono le grotte scavate nel tufo del colle Jovis che traforano il centro storico.

Basilichette rupestri intitolate al dio Mitra, Cantine per vini, Catacombe… Di certo c’è che le grotte di Santarcangelo sono uniche e di rara bellezza architettonica. Accanto alle grotte si erge la bella chiesa collegiata, costruita nel ‘700. Qui sono conservati un crocifisso di scuola giottesca e un polittico di Iacobello da Bonomo datato 1385 con i dipinti del Longhi e del Cagnacci. Da visitare tutto il centro storico sul colle, con le sue strette vie dette “contrade”.

La torre dell’orologio o Campanone, dell’800, è testimonianza del simbolo laico della città. Poco lontano è la rocca Malatestiana, dove la leggenda vuole che si consumasse la vicenda di Paolo e Francesca. Al suo interno, ampie sale con mobili d’epoca sapientemente utilizzate dalla proprietà, i principi Colonna, per convegni letterari. Dalla torre si domina poi un panorama unico. A ovest della città è la Pieve preromanica, restaurata nel dopoguerra dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso, così come la bella Celletta Zampeschi del 1400.

Nella città nuova, nata attorno alla piazza Ganganelli, ci sono il palazzo del municipio, la chiesa del Suffragio, la biblioteca che ospita il fondo Baldini e Volpe e i bei portici Torlonia. Da poco tempo è stato aperto il museo etnografico in via Montevecchi, dove sono raccolte le testimonianze della vita di campagna dell’800 e primi ‘900. Qui è custodito a fondo fotografico De’ Girolami.

Fra le tante curiosità, oltre alla “tomba” di San Martino dei Mulini, a 6 km dal centro cittadino, una casa colonica fortificata del 1300, c’è l’antica Bottega del Mangano dove vengono stampate le tele a ruggine. In via Verdi si affacciano la bottega di Alfonso Giorgetti, fabbro-artista e di Federico Moroni, pittore di fama internazionale.

Cucina e vini a Santarcangelo

A Santarcangelo si può gustare la tipica cucina dell’entroterra romagnolo, semplice e saporita, in cui regna sovrana la piadina che si accompagna con squacquerone e salumi.

Qui il vino è di casa e oltre ai vini DOC dei Colli Riminesi, si beve il Sangiovese, il Trebbiano e il Pagadebit, vino bianco derivante dal vitigno bombino bianco. Questo vitigno produce talmente tanto che la leggenda dice che fa pagare i debiti in fretta. Da qui il nome di Pagadebit.

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