Verucchio

Posto in posizione strategica fra il mare e la collina a 18 km da Rimini, Verucchio sorge nella vallata del Marecchia che domina da posizione rialzata. Il territorio comunale comprende anche un’exclave: la frazione di Pieve Corena, separata dal resto del comune dallo stato di San Marino.

I primi insediamenti umani risalgono alla prima età del ferro. Infatti Verucchio fu dal IX al VI secolo a.C., il centro villanoviano più importante della zona. Il colle di Verucchio fu abitato anche in epoca romana, com’è testimoniato successivamente dall’antica Pieve risalente al 994 d.C..

Ma è con il Medioevo che il paese assurge a nuovi splendori legando il proprio nome alla casata dei Malatesta, che edificarono la Rocca ed elessero Verucchio a loro patria di origine. Risale, infatti, al 1144 un documento comprovante l’esistenza di un “Castrum Veruculi” e, qualche anno più tardi, appare il nome della famiglia Malatesta che non abbandonerà, per più di tre secoli, la storia di Verucchio.

Nel 1462 Verucchio passa sotto il dominio di Federico da Montefeltro e nel 1500 passa a Cesare Borgia. Dal 1503 al 1516 è sottoposto a Venezia.

Nel 1600 Verucchio fu classificata come “podesteria” e fu sottoposta allo Stato Pontificio sotto il quale rimase, salvo un breve interregno della Repubblica Cispadana e dell’Austria, fino al 1860, quando divenne parte del Regno unito d’Italia.

Le principali attrattive

Salendo da Rimini, si giunge quale primo punto d’approdo alla centrale Piazza Malatesta, su cui si affacciano un bel palazzo sede del municipio, che ha rimpiazzato nel 1895 parte di quello più antico detto “Ripa”, andato distrutto, e il settecentesco palazzo Giungi ora Morolli, e il neoclassico palazzo Bedetti.

Rocca del Sasso a Verucchio

Rocca del Sasso a Verucchio

Percorrendo l’antica via Patarina, sul retro del municipio, si sale verso la Rocca. Prima si nota la torre civica del 600, proseguendo si giunge al piazzale prospiciente la Rocca del Sasso. Più ravvicinato l’insediamento di Villa Verucchio, e ai piedi del colle sulla via Nazionale Marecchiese l’antica Pieve del 994. Della Rocca, ci colpiscono prima il bel Torrioncino, dove è visibile l’uscita di emergenza (di cui sono percorribili i corridoi ed i cunicoli interni), poi la grande porta ogivale in pietra squadrata, incassata nel muro che anticamente guardava a picco sul dirupo. Oltrepassato il cancello del grande cortile, si innalza un torrione, definito negli antichi documenti “la guardiola”, dove nel ‘700 è stato installato il complesso meccanismo, ancora funzionante, di un grosso orologio a doppia campana. Dal cortile si può ammirare l’intero borgo delimitato dal giro delle mura ampliate da Sigismondo Pandolfo Malatesta, che vi aprì, oltre alle due già esistenti, altre due porte, di cui quella di Sant’Agostino è ancora visibile. Nel 1442-49, come attestano le due lapidi, una inserita nelle mura del vestibolo all’interno della Rocca e l’altra in basso all’esterno del bastione orientale, Sigismondo intervenne anche sulla Rocca. Altri restauri ed abbellimenti della struttura sono databili al 1473, per volontà di papa Sisto IV e al 1696, per opera del Barberini, come documenta una lapide, ben riconoscibile per la presenza delle api caratterizzanti lo stemma di questa casata, posta sulla porta che dalla Sala delle Guardie immette sul cortile della cisterna. Per orientarsi nella visita all’interno del fortilizio è importante osservare la piantina collocata a destra dell’ingresso.

Uscendo dalla Rocca e scendendo per la Via Sant’Andrea, si raggiunge, attraverso una contrada dalla antica struttura, la via che, percorsa per un breve tratto, conduce alla chiesa di Sant’Agostino. Risalente al XIV secolo, ha subito numerose trasformazioni; di quella barocca restano i segni più evidenti. Qui nell’antichità furono custodite le ossa del Beato Gregorio, uno dei quattro beati nativi di Verucchio, beatificato dal papa santarcangiolese Ganganelli (1769), molti secoli più tardi rispetto all’antichità del culto documentato sin dal 1387.

In fondo alla Via Sant’Agostino dal parapetto a fianco della chiesa, uno sguardo all’unità cromatica dei tetti irregolari del medioevale Borgo Sant’Antonio. A fianco della chiesa l’ex Convento dei Padri di Sant’Agostino ospita il Museo archeologico che accoglie parte dei numerosi oggetti di rara e raffinata foggia, rinvenuti a Verucchio durante gli scavi degli anni ’60-’70, risalenti al IX-VI secolo a.C.. Qui trovano collocazione i preziosi reperti della cultura villanoviana/verucchiese: urne cinerarie biconiche raffinatamente decorate, vasi dalla forma animale, gioielli in bronzo, elmi e scudi sbalzati, punte di lancia, asce, pugnali, rarissimi oggetti di legno e monili in osso, in ambra e in oro.

Risalendo la via Sant’Agostino, dopo aver superato l’antica porta, troviamo sulla destra la Pinacoteca.

Ritornati in Piazza Malatesta, salendo a destra per via Roma verso la chiesa Collegiata, si raggiunge la parte più estesa del borgo medioevale. Proseguendo a sinistra della grande chiesa, per via Mura San Giorgio si arriva alla Rocca dei Passerello, la seconda fortezza di Verucchio, che alcuni ritengono fosse il luogo di residenza preferito dai Malatesta rispetto all’altra Rocca che aveva funzioni più strettamente militari. Nel 1636 sui ruderi fu edificato il Convento delle Clarisse ora Convento delle Benedettine. Annessa è la chiesa di Santa Chiara: aperta al culto nel 1663, è di buona fattura con fregi e stucchi eleganti.

Scendendo poi sulla destra, passeggiando in mezzo al verde a fianco delle mura, ci riportiamo sulla strada che si congiunge al piazzale della Chiesa Collegiata. La Chiesa parrocchiale della Collegiata, di stampo neoclassico, fu edificata nel 1874 dall’architetto verucchiese A. Tondini. Sorge su un antico convento di cui è conservata parte della chiesa nella zona destinata a sacrestia. Ad essa si accede a metà della navata di sinistra. Nel muro una lapide del 1320 costituisce un importante documento di epigrafia malatestiana. Da notare, all’interno, la varie tele e un crocefisso su tavola di scuola riminese del ‘300.

Uscendo dalle sacrestie e ritornando in Piazza Battaglini, ci appare un’altra chiesa: l’oratorio del Suffragio, eretto nel 1700.

Non è da tralasciare la visita dell’antico Convento dei Frati minori, fondati da San Francesco, collocato sulla strada che scendendo dal colle porta, girando a fianco del cimitero comunale, alla frazione di Villa Verucchio. San Francesco vi avrebbe piantato nel cortile l’antichissinio cipresso. Il più antico documento che cita questo monastero è il testamento di Malatesta da Verucchio del 1311. All’interno della chiesa pregevoli dipinti della scuola riminese del ‘300.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>